Il ruolo del Design Thinking nello sviluppo di tecnologie digitali emergenti

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Pensare a ciò che nessuno ha ancora pensato e risolvere problemi che nessuno è mai riuscito a risolvere grazie al pensiero creativo.

Sembrano parole provenienti da un mondo ideale, un mondo dove tutto è reso possibile semplicemente attraverso la creatività, ossia dalla capacità cognitiva della mente di inventare, di creare mondi possibili e realtà uniche capaci di sorprendere superando le barriere che noi esseri umani siamo per natura portati ad alzare.

Tutto questo oggi prende forma e ha un nome ben preciso: Design Thinking.

Cos’è il Design Thinking e perché serve alle aziende per innovare

Partiamo dall’origine: cos’è il Design Thinking?

design thinking idea

È un approccio all’innovazione che poggia le basi sulla capacità di risolvere problemi complessi utilizzando una visione e una gestione creative. In origine, il Design Thinking era più che altro un approccio all’innovazione adottato da agenzie e studi di design. Oggi invece la sua diffusione sta permeando settori molto diversi. Anche quelli ritenuti più distanti.

La domanda potrebbe sorgere spontanea: come può tale approccio innovativo aiutare le imprese a competere e differenziarsi? Il Design Thinking, all’interno di realtà aziendali, può aiutare la risoluzione di problemi organizzativi interni, accompagnare la progettazione e il lancio di una startup, rendere più efficienti i processi di realizzazione e distribuzione di un prodotto e/o un servizio. In particolare, l’approccio basato sull’abilità di integrare capacità analitiche con attitudini creative può servire alle imprese per sviluppare intelligenza artificiale, big data, droni e altre tecnologie che stanno entrando sempre di più a far parte della nostra quotidianità.

Ma andiamo con ordine.

In meno di 10 anni, alcune importanti società di consulenza hanno effettuato acquisizioni di agenzie e studi di design. Il perché è semplice: diversificare i propri servizi offerti e migliorare il proprio posizionamento sul mercato. Questo lo scenario in cui il Design Thinking inizia a ricevere avance da parte di grandi produttori di software in un mondo in piena rivoluzione digital e questo il momento in cui l’ordine delle cose richiede un ripensamento, un cambio di prospettiva rispetto al passato, un nuovo modo di intendere e vivere la realtà aziendale.

La conseguenza è inevitabile: l’interesse per il Design Thinking diviene dilagante e fermarlo sarebbe come buttare benzina sul fuoco!

Tutto ha senso all’interno di un circolo virtuoso (mai vizioso), dove tecnologie digitali e Design Thinking si supportano a vicenda e si tendono la mano l’un con l’altro per non fermarsi: da un lato il design aiuta il digital nella ricerca del suo impiego più appropriato e mai “dispersivo”, dall’altro la tecnologia digitale in continuo mutamento cambia costantemente la metodologia tradizionale del Design Thinking, rigenerandolo.

Il Design Thinking promuove la creatività e l’innovazione

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Ma qual è il valore aggiunto offerto dal Design Thinking? E quali sono gli impatti che questo approccio può avere sulle organizzazioni? Sono queste le domande che si pone oggi chi si avvicina a questa “disciplina”.

Mettere in discussione le proprie convenzioni per ribaltare un sistema radicato, saldo ma mai attaccato a tal punto da non poter essere modificato, prendere in considerazione l’idea che cambiare oggi vuol dire crescere e migliorarsi in un mondo in cui chi si adagia alla staticità delle cose non solo non porta a casa il risultato ma tende a vivere di sogni e speranze dimenticando che la concretezza nella vita aziendale è il sale che rende il tutto più “gustoso” ma soprattutto possibile.

Andare in avanscoperta diventa il must per chi non ha voglia di agire, ricercando soluzioni alternative, stimolanti, ricchi di idee che stuzzicano l’ingegno. Il Design Thinking incoraggia tutto questo. Il suo non basarsi esclusivamente sulla logica e l’analisi, lo rende un approccio innovativo, una corretta via di mezzo tra le emozioni, intuizioni e scienza non tralasciando mai la misurabilità con la quale si analizzano i risultati e le ricerche effettuate sugli utenti.

Inoltre, come siamo soliti ribadire di frequente in quanto parte del nostro DNA aziendale, avere un approccio customer centric è uno dei fattori che determina il successo di un’azienda. Mettere al centro del proprio business i clienti contribuisce ad avere una visione ed una strategia volti a soddisfare bisogni e aspettative. Sulla base di questo, il Design Thinking nasce, cresce e prende forme nuove e affascinanti, tanto da essere oggi ambìto e amato da molte realtà aziendali.

Ma il motivo del suo successo risiede nella sua semplicità concettuale: trovare nuove soluzioni ai problemi, qualsiasi sia il tema, il settore, il topic, così come ideare e strutturare nuove strategie per raggiungere i propri obiettivi è un processo prettamente human-centered, il quale permette di applicare la metodologia usata dai creativi a qualunque tipologia di settore e questione che possa riguardare la vita quotidiana.

Il Design Thinking pone al centro le persone

Benessere organizzativo e cultura sono solo due dei tanti aspetti che danno vita al concetto di persone al centro in un mondo in cui l’uomo deve anelare sempre più al proprio “centro di gravità permanente” (F. Battiato docet).

Ed è su questa scia che si sviluppa il Design Thinking, approccio focalizzato sulle persone, sugli utenti, sugli utilizzatori, e non su un prodotto/servizio specifico. L’obiettivo è quello di capire le esigenze degli utenti, i loro bisogni, le loro volontà, e sulla base di queste informazioni, trovare la migliore soluzione che possa rispondere al meglio al tipo di problema identificato o alla strategia da apportare.

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In questo senso, il Design Thinking ha rivoluzionato il modo in cui si affrontano i problemi, conferendo maggiore importanza anche a chi la soluzione la deve trovare. La meccanica di questa disciplina prevede che le persone siano stimolate a trovare soluzioni alternative, nuove, innovative, pensate e calate sulla realtà dei fatti e non dettate dall’istinto. Secondo il Design Thinking le fasi di raccolta dei dati e di brainstorming sono cruciali, in particolare la prima è propedeutica alla seconda: più informazioni sugli utenti, sui propri clienti si ottengono, più è possibile disegnare una soluzione cucita ad hoc per le necessità riscontrate.

Ciò che questa disciplina si pone come fondamenta lo dicono le parole stesse: pensare creativo e farlo senza remore e senza limiti concettuali. Posto un problema, posto un obiettivo, bisogna affrontare la situazione da prospettive differenti per trovare soluzioni dinamiche.

Percorrere nuovi sentieri, valutare opportunità differenti, proporre soluzioni mai sentite e farlo con la consapevolezza di migliorare lo status quo è il modo giusto di affacciarsi al mondo che cambia e che viaggia alla velocità della luce, ignaro a volte di ciò che lo aspetta ma consapevole dell’importanza di andare perché a guidarlo non è l’io e basta bensì la forza propulsiva insita nella sua natura che lo rende capace di andare oltre i limiti, sfiorando l’impossibile.

Design thinking come abilitatore di esperienze digitali più significative

Come abbiamo avuto modo di anticipare in precedenza, tecnologie digitali e Design Thinking si sostengono vicendevolmente. Il loro è un rapporto basato sulla bellezza della collaborazione fra le parti, la stessa che rende tutto più proficuo e più “immaginabile”.

Oggi il Design Thinking può aiutare molto le aziende nel comprendere come meglio sviluppare le tecnologie. In particolare il legame con le tecnologie digitali può essere duplice:

1.proporre soluzioni tecnologiche più significative per l’utente finale;

2.sfruttare le tecnologie digitali al fine di migliorare il processo di design thinking stesso.

Nel primo caso il design thinking svolge il suo ruolo tradizionale, ovvero quello di metodologia di innovazione che supporta lo sviluppo di soluzioni. Nel caso specifico le tecnologie digitali sono l’oggetto su cui il design thinking opera al fine di migliorare l’esperienza digitale rendendola più significativa per gli utenti.

Nel secondo caso, invece, le tecnologie digitali svolgono il ruolo di abilitatori per i processi di design thinking. In tal caso l’intelligenza artificiale o i big data non sono più l’oggetto di studio ma l’abilitatore, il supporto per una creatività o empatia all’avanguardia. In virtù di ciò, il Design Thinking si definisce un processo data driven, nel quale elementi certi, creatività e innovazione creano prodotti utili all’utente.

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Conclusioni  

Ebbene, tutto ciò di cui si è discusso pone al centro una cosa, una e una soltanto ma certamente la più importante: la creatività come creazione di valore per il cliente e per il mercato. Nulla di ciò che nasce solo dalla ragione è paragonabile all’ estro creativo e alla sua capacità di contagiare l’animo umano rendendolo suscettibile di nuove idee, emozioni e soluzioni che sul mercato possono e devono fare la differenza per fare bene e fare sempre meglio nel modo in cui la digital transformation guarda al mondo oggi.

Il viaggio alla scoperta del Design Thinking è solo all’inizio del suo percorso. Trattandosi di un argomento molto attuale e decisivo nel mondo del business, continua a seguirci: i nostri approfondimenti non mancheranno di news arricchite da punti di vista stimolanti.

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